mmersa negli ulivi e con vista aperta fin sul mare, la casa torre intitolata al più illustre figlio di Torrazza, il beato Vincenzo Bracco, II Patriarca latino di Gerusalemme, è testimone ancor oggi visibile di quando gli abitanti del borgo, cinquecento anni fa, dovevano difendersi dalle violenze dei corsari che rapivano donne, uomini e bambini e saccheggiavano chiese e case.

I beccatelli ancora esistenti fungevano da mensole che sorreggevano i caditoi da cui venivano gettati sugli assalitori pietre e olio bollente.

La vista si apre sulla piazza tra l’oratorio di San Giovanni a sinistra e, a destra, il muraglione che sorregge il sagrato della chiesa intitolata a San Gottardo.

i fronte si trova l’edificio che, fino al 1923 fu sede del Comune: al piano terra l’antica prigione, di fianco l’ingresso al forno comunale, sulla facciata la meridiana e lo stemma con San Giorgio: torre e fronda di ulivo.

Al culmine della breve mulattiera, preceduta dall’oratorio seicentesco di San Bernardo, si erge la torre circolare intatta con la sua corona di beccatelli: domina la collina e permise alla popolazione di sottrarsi alle violenze dei predoni barbareschi.

In fondovalle, sulle rive del Prino, presso l’oratorio di San Martino e il ponte medievale di Clavi, si trovava probabilmente la stazione della romana via Iulia Augusta.

Più in su la chiesa di San Giorgio, consacrata nel 1001, severa come una fortezza, domina un romantico sagrato erboso.

Una breve passeggiata vi conduce, attraverso la testimonianza di mille anni di storia, nel passato di soldati, mercanti e, ancor oggi, pellegrini diretti a Santiago di Compostela.